Il paese, che si erge a 500 metri sul versante settentrionale delle Serre, a sinistra del fiume San Leonardo, si estende per 56,34 chilometri in luogo di un antico agglomerato agreste.
Lo stesso nome “Ciminna” testimonia una passata dominazione araba: esso deriva probabilmente da “Soemina”, che vuoi dire ricco, grasso, la cui semantica richiama la fertilità della terra. Dall’antico dialetto ci viene anche un’altra conferma etimologica: in siciliano “minna vuoi dire “mammella”, prima fonte di vita e di prosperità. Anche la storia di questo paese, sembra confermare l’idea di ricchezza e di benessere: intorno al XV e XVI secolo, questo delizioso luogo dell’entroterra palermitano si fregiò del soprannome di “Palermo lu nicu”, per via degli industriosi commercianti e borghesi che operarono un rilancio economico e culturale del paese.
Una crescita costruita a poco a poco, grazie ad un’aristocrazia dalla mentalità “borghese”, che ha saputo coniugare l’attività vinicola e olearia con l’esportazione di preziosi manufatti. Alcuni prodotti locali, ancora oggi, costituiscono una fonte notevole di ricchezza: cereali, olive, mandorle; tra tutti, primeggia la succulenta uva “ciminnita”, la cui fama si estende anche al di fuori del territorio palermitano.
Nel periodo di massima espansione il paese fu anche punto di riferimento giurisdizionale per tutto il territorio circostante, soprattutto attraverso la Curia Capitaniale, luogo più volte citato in alcuni scritti seicenteschi, ma di cui è ancora oggi dubbia l’ubicazione: si presume, dal nome, che non dovesse essere lontana dalla Chiesa Madre.
Un paese che ha visto, nel corso dei secoli, l’incessante susseguirsi di popoli e dinastie: oltre ai menzionati arabi, rimangono, al confine con la vicina Baucina, tracce d’insediamenti punici, romani ed ebrei, che contribuirono, lentamente, ad una progressiva industrializzazione del paese.
In Gennaio da qualche anno è stata ripresa l’antica festa di San Sebastiano che inizia il giorno 20 del mese e termina con la processione del fercolo per le vie del paese la domenica successiva.(n.d.r.)
La festa del SS. Crocifisso, che si celebra fin dal 1651 ha luogo la prima domenica di maggio, è una delle tradizionali feste radicate nell’animo dei Cimminesi. E’ in questa occasione che, oltre alla processione dei monumentale fercolo, si svolge la caratteristica “Furriata di li Torci”,un gruppo di muli con vistose bardature, faranno il giro della cittadina e, al termine del viaggio si esibiranno in un vorticoso carosello mentre il cavaliere che li guida lancia dolci sul pubblico.
Un’altra importante celebrazione riguarda la festa dell’Immacolata durante la quale ha luogo la processione notturne detta “U’ Triunfu”. Per l’occasione le massaie preparano uno speciale pane farcito di salsiccia “a nfriulata”.
Interessantissima, la prima domenica di settembre, la processione figurata con ben 240 personaggi in costume d’epoca che ha luogo in costume d’epoca che ha luogo in occasione della festa di San Vito patrono di Ciminna.
Il calendario delle manifestazioni ha inizio con la processione dei Misteri il Venerdì Santo.
Ciminna è un suggestivo connubio d’antico e di moderno. L’ingegno e l’operosità dei suoi abitanti non si sono fermati un solo attimo: testimonianza di questa frenetica voglia di crescere e farsi conoscere è rappresentata dai numerosi edifici innalzati nel-‘arco di circa due secoli, dal “500 in poi.
Da visitare in primo luogo, per chi decide di recarsi a Ciminna, la chiesa Madre , sorta in epoca medievale ma restaurata gradualmente nel corso del XVII secolo. Tracce di questa progressiva ristrutturazione sono riscontrabili nella fusione degli stili della chiesa: all’esterno un rosone gotico adorna un campanile cinquecentesco, sormontato su un portale di reminiscenze spagnole; all’interno lo spettatore rimane colpito “dall’ abside di Scipione e Francesco li Volsi adornato da numerose e autorevoli sculture.
Ma la grandiosità di Ciminna non si ferma alla Chiesa Madre. Una tappa obbligatoria è costituita dalla chiesa di San Giovanni Battista, che custodisce un trittico della “Madonna dell’Udienza” ed un crocifisso, a ricordo dell’antica confraternita del SS. Crocifisso con sede nel luogo dove ora sorge la Chiesa. Il Cristo ligneo qui conservato è portato in processione la prima domenica di maggio durante la festa di S. Vito, protettore del paese. Il giro del nostro turista si concluderà poi con la visita alla chiesa di S. Lucia alla chiesa di S. Francesco che custodisce un magnifico crocifisso, opera d’Antonello Gagini (di scuola gaginiana sembrano essere anche alcune sculture minori disseminate nelle altre chiese, ed un salto alla chiesa di S. Domenico.
Un ultimo sguardo va sicuramente al museo civico F. Meli, al “gruppo di sonatori di pifferi e trombetti”, risalenti al XVII secolo, nonché alle chiese di San Pietro, di San Sebastiano e di Santa Maddalena , importante per le sue decorazioni interne , nei resti delle chiese di Sant’ Antonio Abbate e San Rocco e nel Santuario di San Vito.
Fin qui la cittadina storica e ufficiale: ma Ciminna è anche leggenda, mito che rivive nei racconti meravigliosi dei suoi abitanti; i quali vi narreranno, tra le tante, l’affascinante storia d’amore tra il prete e la meretrice, personaggi realmente esistiti. E vi indicheranno anche alcuni sassi, un tempo tetre prigioni, dove la poverina fu rinchiusa a causa della sua disperata passione.
Sito web ufficiale del Comune: https://www.comune.ciminna.pa.it